Vita di Pi, se il Piccolo Principe si può scrivere di nuovo

Tre sezioni ben distinte, ciascuna con un suo senso compiuto. Nella prima, il protagonista crea a tutti gli effetti il suo personaggio: Piscine Molitor Patel inventa Pi. E Pi è davvero un personaggio: quando si mette alla lavagna a scrivere il suo nome seguito dal magico 3.14, quando frequenta tutte le chiese a sua disposizione incurante di qualsiasi conflitto di interessi, quando apprende che il padre smantellerà lo zoo che gestiva e che lui, con la famiglia, lascerà l’India per il Canada. Un adolescente come tanti, speciale ed unico come ciascuno.

La seconda parte è di mare e di forza di volontà. Simile al Cavaliere Inesistente di Italo Calvino, naufragato nel Pacifico, Pi non può continuare ad essere se non grazie alla volontà di resistere. Perfino se sulla barca col naufrago ci fosse una vera tigre, il feroce Richard Parker.

La terza parte si propone di mantenere la promessa del prologo: quella di Pi vuole essere una storia che fa credere in Dio. In sostanza, tira le somme della storia ricordando che è responsabilità di ciascuno decidere in cosa credere.

Una favola, un romanzo d’avventura, una storia allegorica? Forse tutte queste cose assieme. Ben documentato, realistico al punto da spingerci ad immaginare fatti di cronaca, spunti di realtà, testimonianze d’epoca. Eppure la fonte dichiarata è un altro romanzo, la Piccola guida per naufraghi con giaguaro e senza sestante (Max and the Cats, 1981) di Moacry Sciliar.

Cosa in questo libro mi ha fatto pensare di trovarmi di fronte ad un nuovo Piccolo Principe? Senz’altro la cornice di verosimiglianza, la veste di cronaca, anzi di diario, il racconto di una vita che produce senso senza mai mettere in dubbio la realtà di quanto si dice. E’ la coerenza del racconto a certificare la verità della storia, non la sua probabilità. Ma il paragone nasce soprattutto da un’altra sequenza.

Dovevo domarlo. Fu in quel momento che me ne resi conto. Non era una questione di me o lui, ma di me e lui. Eravamo, letteralmente e metaforicamente, sulla stessa barca. Saremmo vissuti – o morti – insieme. Avrebbe potuto essere ucciso in un incidente, oppure spegnersi naturamente, ma era stupido far conto su eventualità del genere. Molto più probabilmente sarebbe accaduto il peggio: il passare del tempo avrebbe fornito la prova della sua superiorità. Solo domandolo avrei potuto sperare di ingannarlo, facendo in modo che morisse per primo… se si doveva arrivare a questa triste eventualità.

Ma c’era dell’altro. Sarò sincero: una parte di me era contenta dela presenza di Richard Parker. Una parte di me non voleva assolutamente che Richard Parker morisse, perché allora sarei rimasto solo con la mia disperazione, nemico ancora più temibile di una tigre. Era Richard Parker a darmi la volontà di vivere. Impedendomi di pensare continuamente alla mia famiglia e alla mia tragica situazione, mi spingeva ad andare avanti. Lo odiavo per questo, ma allo stesso tempo gliene ero grato. Gli sono grato. E’ la pura verità: senza Richard Parker, non sarei qui a raccontare la mia storia.

(Yann Martel, Vita di Pi, traduzione Clara Nubile, Piemme 2004)

Chi, de Il Piccolo Principe, non ricorda il brano della volpe? “Addomesticare vuol dire creare dei legami”. Creare una situazione riconoscibile, in cui siano chiari i ruoli. In cui chi addomestica ha la responsabilità di ciò che viene addomesticato. Con l’intensità che solo la situazione di una lotta per la sopravvivenza potrebbe generare, Yann Martel riscrive quella pagina, facendo poggiare buona parte del romanzo su una relazione di questo tipo. Senza trascurare nessun aspetto concreto: la fame, la paura, il dominio.

Anche altri sono i punti comuni ai due libri: dove Il Piccolo Principe si schierava contro la mancanza di fantasia degli adulti, Vita di Pi smaschera il vuoto di un’assenza di fede; alla logica dell’utile entrambi oppongono quella del possibile. Non senza retorica, certo, ma è anche grazie alla retorica che si può gustare (e citare all’infinito) una buona storia.

(Inserito il 21 agosto 2013)